Il Paese


Il paese

Petrella Tifernina è un piccolo centro di circa 1.400 abitanti, alto su un poggio a 651 metri s.l.m., sul versante destro della media valle del fiume Biferno.
La magnifica collocazione geografica permette di abbracciare tutta la vallata del fiume, dai contrafforti del Matese (mt. 2.050) dove ha origine, sino al mare Adriatico la cui linea azzurra è possibile distinguere chiaramente nelle giornate più terse.
Ugualmente imponente il panorama che spazia verso l'Alto Molise e l'Abruzzo aquilano-chietino con le altissime cime dei monti della Meta, delle Mainarde e della Maiella (seconda vetta di tutto l'Appermino con il monte Amaro, mt. 2.795).
Dista circa 20 chilometri dal capoluogo Campobasso e circa 65 chilometri da Termoli e Campomarino e quindi dal mare.
Da Campobasso si prende la Statale 87 Sannitica sino al piccolo scalo ferroviario di Matrice-Montagano, si devia a sinistra per immettersi sull'ex Statale 157 della Valle del Biferno ed altri 11 chilometri di strada altamente panoramica che tocca gli 892 metri di Colle Melaino, l'Oasi religiosa di Villa Depenta ed i circa 900 metri delle Quote portano finalmente alla nostra meta.
Da Termoli (o dal casello Termoli-Molise, dell'Autostrada A/14) si imbocca la Statale 87 quindi, nei pressi della stazione ferroviaria di Guglionesi, la Strada Fondo Valle del Biferno che lungo il suo percorso scavalca il Lago artificiale di Guardialfiera con i due viadotti Molise 1 (mt. 4.856) e Molise 2 (mt. 3.585) fra i più lunghi ed arditi d'Europa; per reimmettersi al bivio di Lucito sempre sulla vecchia statale 157 che sale su al paese attraverso 10 chilometri di curve e tornanti che costeggiano boschi e ciclopici massi erratici.
Il nucleo primordiale di Petrella era limitato ad un'area ristrettissima coevo della chiesa-cripta bizantina. Nel corso dei secoli XI e XII si verificò un'espansione dell'abitato intorno ad una strada principale, Strada Borgo, alle cui estremità vi erano le porte di accesso di cui rimangono gli stipiti: la Porta da Capo ad ovest (verso il Corso Vittorio Emanuele) e la Porta da Piedi ad est (verso Via Girardi - il Muraglione).
Quando fu realizzata la Chiesa di San Giorgio Martire il paese continuò ad espandersi per raggiungere un aspetto quasi definitivo tra il XIII e la fine del XIV secolo. La planimetria generale del paese assunse una forma allungata con la parte perimetrale a scarpata, la piazzetta antistante la Chiesa e quattordici vicoletti quasi perpendicolari alla direttrice; struttura e topografia tipicamente medioevale denominata a "spina di pesce".
I muri esterni delle case, specie quelli volti verso la campagna che degrada al Biferno, costituiscono quasi un tutt'uno correndo come un muro di cinta torno torno al paese vecchio.
La Via Cavour (l'antica Strada Borgo) taglia interamente in senso longitudinale il vecchio nucleo per circa 300 metri, costituendone l'asse principale: su di essa si affacciano gli edifici più salienti, come quello appartenuto alla famiglia del Deputato Gennaro Carissimi (al n.76) col notevole portale: il vecchio palazzotto adibito in passato a Caserma dei regi Carabinieri e Municipio (al n.54); dei Palmera (al n.46) e della Famiglia Fede (al n.19) dagli eleganti portali e dai deliziosi cortiletti interni: questi ultimi ormai in pessime condizioni; quello detto dei "Sette Medici", appartenuto alla Famiglia Girardi (antenato il poeta Leonardo 1825-1876 con una notevole scalinata d' ingresso ed una bellissima loggetta del primo Rinascimento a quattro archi a tutto sesto su esili colonne lavorate.
Quest' ultimo edificio è stato recentemente acquistato dal Comune e soggetto tutt'ora a radicali lavori di restauro. Su via Cavour s'innestano, come detto, a destra ed a sinistra i piccoli ed angusti vicoletti, talvolta digradanti a scalini spesso senza sbocco di uscita dove i tetti delle case vengono quasi a toccarsi.
A sapere guadare in queste viuzze, la scenografia diventa sinfonia di tetti sovrapposti, di scalette esterne, di balconcini e finestrelle. Strade. piazzette e viuzze sono tutte pavimentate, con lastricatura di pietre più o meno grandi irregolarmente squadrate. I vicoli I° (anticamente Rosino), 4° (Rateni), 8° (Stelluto), 9° (Colle) e 13° (Carissimi) meritano senz'altro di essere --- calpestati.
Interessanti edifici di architettura spontanea, di tipo pugliese, qualificano il Largo Duca Carafa (non altro che il cortile interno dell'antico Palazzo Ducale) dominato da due notevoli "scaloni" e collegato attraverso un arco con la piazzetta rettangolare della parrocchiale (Largo Canonico Fede) costituendo così un armonico insieme. Non di rado vecchi reperti, fregi in rilievo, chiaramente provenienti dal complesso monumentale della Chiesa, si notano incastonati nei muri delle case del vecchio paese.
Agli inizi del secolo XIX, Petrella iniziò ad espandersi verso sud, con le case costruite generalmente ad ampio respiro e le strade realizzate con criteri più o meno modemi, secondo quanto permetteva una economia prevalentemente agricola. L'ordinato tracciato urbano, ricalca in questa parte la forma a scacchiera, con vie larghe e diritte, perpendicolari al vecchio paese, intersecate da stradine minori.
La tipica urbanistica nostrana, si arricchisce dell'impiego della pietra che nei pregevoli portali presenti un po' ovunque anche nella parte nuova, sfoggia una civetteria che attinge ad un'arte meritevole di ogni attenzione: quella degli scalpellini, rinomatissima ed estesa a Castellino e Petrella nei secoli scorsi ed ormai totalmente scomparsa. All'antico nome di Petrella, molto probabilmente da "Petra", roccia, evidentemente ad indicare gli immensi massi erratici ancora sparsi nella campagna, ed uno persino a ridosso del paese, fu aggiunto il nome "Tifernina", da Tifernum l'antico nome del fiume Biferno, nel 1863.
La parte nuova del paese non annovera attrattive degne veramente di tale definizione. Vale comunque la pena effettuare una breve sosta nel piazzale del Belvedere, nel cui giardinetto è situato il Monumento all'Emigrante (stelo con la Madonna di Fatima): il panorama che vi offre merita la sosta! Un notevolissimo intervento edilizio, effettuato un paio di anni addietro a cura del Comune, ha permesso di recuperare un'area insana e franosa (anticamente adibita a discarica!) con la creazione di una struttura polifunzionale con loggetta panoramica, sala convegni (utilizzata per dibattiti, mostre e manifestazioni) ed altri ampi locali.
Dal Belvedere l'occhio spazia in basso sulla sinuosa valle del Biferno con la strada che lo costeggia e lo scavalca ripetutamente; spazia sui deliziosi paesini, macchie bianche poggiate qua e là sulle colline accidentate (da destra a sinistra: Lucito' Schiavi d'Abruzzo, Limosano, S.Angelo Limosano, Torella del Sannio, Castropignano, Oratino e Montagano); scruta profondi valloni argillosi per risalire verso i crinali boscosi delle colline e più su alle aspre cime appenniniche. La Piazza Umberto I°, fulcro della vita quotidiana, Vi accoglie con la sua serena spaziosità.
Una snella e vezzosa fontanina di ferro (installata nel 1911 unitamente ad altre tre in paese) fa bella mostra di se accanto ad una fontana più recente, in marmo travertino con vasca, di mediocre fattura. All'altro lato della piazza troviamo il Monumento ai Caduti, inaugurato nel 1920 e la Cappella dedicata alla BV. del Carmelo, più volte restaurata in tempi recenti. L'interno è ad una navata con ornati a stucco nel soffitto, in uno stile eclettico non molto accentuato.
L'altare chiuso da una balaustra e sormontato da una nicchia con la statua della Beata Vergine, è in marmo policromo simile a quello rimosso dalla chiesa di S.Giorgio Martire ed installato nello stesso anno 1893. In Via Regina Elena, da vedere la 'Tonte Vecchia" così chiamata perché la più antica fra quelle esistenti nella parte nuova dei paese, con un caratteristico abbeveratoio in pietra.
A circa 1,5 chilometri dall'abitato, lungo la strada che porta a Campobasso, sorge la Cappella di S.Filomena e S.Francesco di Paola, comunemente chiamata "il Cappellone" ad onta delle piccole dimensioni. Edificata nel 1836, come risulta dalla lapide posta sul frontale, ha la forma semicircolare con un cancello in ferro battuto che ne chiude l'ingresso ed un piccolo e semplice altare sormontato da un quadro di Santa Filomena. In occasione della ricorrenza della Santa (agli inizi di agosto) si svolge una simpatica cerimonia religiosa con processione e fiaccolata dei fedeli sino alla Cappella.
Situata su un colle boscoso, nella parte del territorio che digrada al fiume, a mt. 440 s.l.m., sorge la Chiesetta di Sant'Anna. Appartenuta alla famiglia ducale dei Carafa, che vi mantenevano un Romitorio con alcuni eremiti (esistito sino agli inizi dell-800), il feudo di Sant'Anna fu alienato (alla fine del 1700) a favore della famiglia Pizzi che tuttora detiene il possesso della chiesetta. Di piccole dimensioni ed architettonicamente semplice, risale ad epoca molto antica anche se non accertabile: l'interno è tutto spoglio, con pavimento in vecchi mattoni di cotto, muri perimetrali lisci ed uno scarno Altare sormontato da una nicchia con la statua lignea di Sant'Anna di buona fattura. La chiesetta viene aperta al culto dei fedeli solo il 26 luglio di ogni anno, giorno di Sant'Anna, con celebrazione della Santa Messa fatta officiare dagli attuali membri della Famiglia Pizzi.

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